REATI INFORMATICI NEL CODICE PENALE ITALIANO
La tipologia dei reati informatici o cybercrimes è delineata nell’art. 640 ter del Codice Penale, il quale stabilisce: “Chiunque, alterando in qualsiasi modo il funzionamento di un sistema informatico o telematico, ovvero intervenendo senza diritto su dati, informazioni o programmi di tale sistema, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto a danno altrui, commette reato”.
I reati informatici includono tutte le condotte illecite perpetrate mediante l’uso di tecnologie informatiche o telematiche, nonché quelle specificate dalla legge n. 547 del 1993, che ha integrato le disposizioni del Codice Penale e del Codice di Procedura Penale in materia di criminalità informatica.
In particolare, i reati informatici sono elencati nel Libro II – “Dei Delitti contro la Persona” – Titolo XII del Codice Penale, includendo:
- Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn): art. 612 ter.
- Interferenze illecite nella vita privata: art. 615 bis.
- Accesso abusivo a sistemi informatici o telematici: art. 615 ter.
- Detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso: art. 615 quater.
- Diffusione di dispositivi per danneggiare sistemi informatici: art. 615 quinquies.
- [segue l’elenco degli altri articoli citati nel testo originale].

IL FENOMENO DEL CYBERCRIMES IN ITALIA: DATI E STATISTICHE
Il cybercrime in Italia ha mostrato un trend allarmante di crescita. Nel corso dell’ultimo decennio, i reati informatici hanno registrato un aumento annuo del 10,1%. Tra il 2015 e il 2020, le denunce di truffe e frodi informatiche sono aumentate del 72,8%, mentre quelle di altri delitti informatici sono quasi raddoppiate (+96,3%).
Secondo il rapporto Clusit 2023, gli attacchi cyber nel 2022 hanno raggiunto livelli record sia a livello globale che nazionale, con un incremento del +169% degli attacchi in Italia rispetto al 2021. Le aziende manifatturiere del “Made in Italy”, il settore tecnico-scientifico e dei servizi professionali sono stati i più colpiti, con oltre l’80% degli attacchi che hanno avuto conseguenze gravi.
Il rapporto evidenzia che il malware è stato la tecnica più utilizzata per gli attacchi globali (37%), seguito da vulnerabilità (12%, escludendo gli attacchi basati sui cosiddetti “0-day”), phishing e social engineering (12%).
Questo scenario sottolinea la gravità e la pericolosità del fenomeno del cybercrime in una società sempre più digitalizzata, richiedendo un approccio multidisciplinare per il contrasto, dove il ruolo degli avvocati è fondamentale nella tutela dei diritti delle vittime e nell’applicazione della giustizia.